21 novembre 2011

Le risate di piazza Tahrir

"Perché ridi?"
Un uomo a terra immerso in una pozza di sangue rideva tra gli ultimi respiri che lo dividevano dalla fine. Magro, non troppo anziano, con pochi capelli bianchi e occhi verdi che risplendevano alla luce di una magnifica giornata.
L'aggressione di quattri soldati aveva lasciato ferite e tagli mortali su tutto il suo corpo. In mezzo alle risate parlava con un diciannovenne sbarbato inginocchiato al suo fianco.
"Rido perché ho 60 anni, sto morendo e qui intorno è pieno di giovani. Questo è un gran giorno. Non senti scorrere la vita? Ricordalo. Questo è un fiume in piena che spazzerà via la siccità delle coscienze. Non credevo che avrei potuto esserci. Noi abbiamo accettato tutto, ci siamo piegati. Ma ci siete voi, i figli, i nipoti; la vostra anima forse è rimasta incontaminata. Ti dico grazie, grazie a voi che non riuscite più a prostrarvi ad un'autorità che ha costruito il proprio potere sul terrore, le torture e la fame. Fischiano, rimbombano, piovono i proiettili, come sciami d'api all'attacco di migliaia di fiori. Tagliano le mani a chi tiene rami d'ulivo in segno di pace, avvelenano il latte, ma guardati intorno, noi siamo qui Omar, ci siamo ancora e ci saremo sempre. La piazza è piena di vita, brulica. Io non provo più dolore, non essere in pena per me. Sto già vivendo il futuro, lo sto guardando, il futuro che costruirai tu. Lo vedi il cielo? Lo vedi il sole? Senti quanto ci scalda? Lo vedi com'è bella questa piazza? E' una vita che aspetto e lotto per questo. Da qui non si torna indietro, sono contento."
E il sorriso rimase sul suo volto estendosi alla piazza fino ad arrivare in cielo. Tutti potevano vederlo. Tutti si stavano incamminando verso il futuro.

A proposito di questo breve scritto me n'è venuto in mente un altro pubblicato sul blog addirittura 6 anni fa, si chiama "Intervista con l'impiccato." Mouslim non è morto invano.

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