21 novembre 2011

Welcome home (pt.16)

La corrente tornò a scorrere copiosa lungo i cavi elettrici del comune riportando finalmente la luce. Stefano non fece in tempo a gioire. Dopo qualche secondo infatti era di nuovo immerso nel buio.
Decise di dare un'occhiata negli uffici a pochi passi da dov'era caduto.
Dove sarà finito Roberto?
C'erano 2 porte, una di fronte all'altra, una era socchiusa; avanzò verso quella. La porta cigolava mentre Stefano si accingeva ad aprirla ma i rumori più inquietanti erano quelli che provenivano dall'interno della stanza.
Con la torcia illuminò l'ambiente.
I soffitti erano alti, sulla sinistra c'era un affresco in stile Annunciazione, e lì, proprio di fronte, sotto i grossi finestroni da cui filtrava la pochissima luce proveniente dall'esterno c'era un grosso animale peloso, simile ad un uomo, alto più di 2 metri e più, inginocchiato su qualcosa.
Roberto cazzo! Stefano si sforzò di non urlare.
Quella cosa non si era ancora resa conto che qualcuno lo stava osservando.
Ad un certo punto lanciò dietro di sé un oggetto...rotondo...una testa!!!
Inavvertitamente Stefano fece rumore dando un calcio alla porta. L'animale si voltò.
Incrociò lo sguardo di quella terribile creatura: aveva gli occhi rossi, luminosi, con pupille grosse e nere, un piccolo corno sulla fronte, una folta chioma che proseguiva per tutto il corpo. Ma ancora più inquietante era il sorriso di follia e distaccata voglia di violenza. Dalla bocca spuntavano fuori due lunghi e affilati canini, più o meno della lunghezza delle dita della mano di Stefano; gocciolavano di sangue.
Stefano rimase bloccato, perso in quel terribile sguardo infuocato; dopo qualche istante però il mostro tornò al suo pasto disinteressandosi della possibile nuova preda; a quel punto Stefano uscì dalla stanza e si allontanò correndo.
Non era stato seguito.
Evidentemente la carne di Roberto è molto buona si sorprese Stefano nel fare un pensiero così macabro. Arrivò in fondo al corridoio ma anche stavolta un muro.
Un muro cazzo, un muro, dov'è la scala! Nessuna scala, ci deve essere da qualche parte!
Tornò indietro. Si muoveva per forza d'inerzia, era esausto, solo l'adrenalina lo teneva in piedi. Ripercorse il corridoio al contrario per tornare alle scale da cui era arrivato. Forse c'era un'altra strada che non era riuscito a vedere.
Ripassò di fronte con passo veloce alla stanza in cui aveva visto la creatura. Non c'era più nessuno, solo una strisciata di sangue che arrivava fino alla porta e poi più nulla.
Nell'organismo di Stefano udito e olfatto avevano raggiunto il picco massimo di attenzione, del resto in quel buio la vista era diventata un senso secondario; ed in effetti potè notare subito come non si sentiva più alcun suono, niente crepitii e rumori secchi di ossa che si spezzano, di cucchiai che mescolano tazze di gelatina che in realtà è carne umana, niente di tutto questo.
Ma l'olfatto mandava un'altra informazione al suo cervello: la puzza infernale, che puzza c'era in quella stanza.
Un conato di vomito contorse lo stomaco di Stefano.
Dov'è cazzo è finito quel coso! Non ce la faccio più! Devo trovare quella scala! Devo trovarla!

Nessun commento: