11 dicembre 2011

Welcome home (pt.18)

Uno, due, tre, quattro. Un passo dopo l'altro qualcosa di pesante stava facendo le scale. Era proprio il mostro, gorilla, orco o creatura selvaggia, lo sventra umani insomma era arrivato lì, di fianco all'orologio; guardava proprio in direzione di Stefano.
I suoi occhi rossi si vedevano anche da quella distanza, mentre il resto del corpo era una grossa chiazza nera in mezzo al corridoio in penombra.
"Qualcuno apra questa porta!"
Cercò di valutare se poteva rifugiarsi in qualche ufficio, ma non c'erano stanze nelle vicinanze. Nessun rifugio. Tornò a spingere la porta, a forzarla.
La creatura si stava incamminando con passo lento verso Stefano.

Allez, venez, Milord
Vous avez l'air d'un môme
Laissez-vous faire, Milord
Venez dans mon royaume

"Porca puttana! Aiuto! Vi prego! Aprite!"
Una trentina di metri dall'essere divorato.
"Aiuto! Aprite questa porta! Vi prego! C'è qualcuno che mi sente? Sono bloccato qui dentro!"
Urlava con le ultime forze rimaste, si era abbandonato tra le grida ad un pianto di rassegnazione.
Una ventina di metri dall'essere divorato.
Il terribile sorriso insanguinato di quella creatura era tutto un programma.
A volume sempre più basso e meno convinto Stefano chiamava aiuto. Nessuna risposta. Si sedette con la schiena appoggiata alla porta, aspettando la fine, guardandola negli occhi rossi.

Qualcuno aprì la porta dall'esterno. Era l'ufficiale. In pochi istanti senza dire una parola trascinò Stefano fuori e rientrò nel comune con un fucile. Uno, due, tre colpi rimbombarono in tutti i corridoi del comune facendo tremare le ampie finestre. Due barriti e poi il silenzio.
Fu tutto così veloce che Stefano non si rese conto di nulla.

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